L’intenzione progettuale, nell’immaginare il nuovo ristorante del brand londinese OLIVO,
era quella di raccontare la Sardegna (terra nativa del suo proprietario) attraverso
riferimenti iconografici ai capisaldi della sua economia tradizionale (l’artigianato - la
tessitura, nella fattispecie - e la pastorizia) e la citazione dell’opera di un artista isolano
contemporaneo, Eugenio Tavolara, che molto ha fatto nell’arco della sua vita per la
valorizzazione e la salvaguardia della cultura tradizionale sarda. Lungi dal cadere in trite
evocazioni di gusto folcloristico, il racconto è stato condotto sul filo di un linguaggio che
strizza l’occhio al design contemporaneo, avvalendosi anche della collaborazione di abili
artigiani sardi che hanno plasmato un gigantesco bassorilievo d’ispirazione bucolica ed
hanno dato vita ad un popolo di contadini, cavalieri, pastori, cinghiali e cacciatori che
animano le pareti del ristorante.
Su un prospetto su strada di tipo tradizionale (imposto dal Westminster Council, ma reso
più attuale dall’attribuzione d’un particolare colore violaceo) si apre l’accesso al locale ed
alle sue pertinenze. La parete che originariamente separava lo spazio d’entrata dalla sala
da pranzo prospiciente la strada è stata abbattuta e sostituita con un divisorio interamente
vetrato resistente al fuoco e privo d’intelaiatura, così da dare maggiore apertura e respiro
ad ambienti altrimenti visivamente troppo compressi. Dal disimpegno d’ingresso si
accede alle scale che conducono al piano superiore (dove si trova un bar distribuito in
due salette ed una piccola terrazza per fumatori), mentre entrando nel ristorante ci si
trova immediatamente di fronte ad una composizione in rilievo realizzata in terracotta
texturizzata, evocante un gregge di pecore (art work: sorelle Cristina e Stefania Arìu)
che fa da sfondo ad una teoria di tavoli e sedie in multistrati di rovere curvato, tinto testa
di moro, ed a ridosso della quale sta una lunga panca sospesa rivestita con un tessuto
tradizionale sardo.
Contrapposta a questa parete si trova, a destra dell’ingresso, la zona reception, attrezzata
con un mobile di servizio (realizzato in rovere tinto anch’esso nella medesima tonalità delle
sedie) ed il terminale operativo elettronico del manager.
Procedendo verso l’interno si attraversa una saletta intermedia caratterizzata dall’uso di
un colore pastello piuttosto sàturo (caratteristico della cultura decorativa della Sardegna
meridionale) e da una seduta continua, sospesa e sottoilluminata, rivestita col tipico
tessuto che si utilizzava per confezionare le bisacce nel paese di Samughèo, in tempi in
cui la provenienza di pastori e cavalieri si arguiva dal tipico disegno tessuto in ciascuno
dei loro villaggi. In questa stessa sala cominciano poi a vedersi degli elementi introduttivi a
quella superiore, disposta sul retro del locale.
Imboccando una scaletta di sette gradini sottoilluminati realizzati in Pietra Serena, si
supera un dislivello di circa 140cm per accedere all’ambiente più ampio del ristorante,
una sala di belle proporzioni dove trovano posto molti tavoli ed un’importante zona
bar. Quest’ultima consiste essenzialmente in un grande banco che costeggia le scale
protendendosi verso la saletta inferiore, interamente rivestito in Corian® color tortora,
parzialmente inciso con motivi geometrici ripresi dai tappetti tradizionalmente tessuti nel
paese di Mògoro. Alle sue spalle due lunghi pensili scatolari, ugualmente realizzati in
Corian®, assicurano la capienza necessaria per bottiglie e bicchieri e sono caratterizzati
da pannelli scorrevoli orizzontali e verticali, recanti le stesse profonde incisioni del fronte
del bar, che possono assumere diverse configurazioni di layout.
La sala prospiciente - sovrastata da un ampio lucernario di circa 17mq da cui piove
abbondante luce naturale, i cui vetri diffusori sono decorati, per sabbiatura, con i già
descritti motivi geometrici - è caratterizzata da un tendaggio in lino di colore blue/viola
che copre un’intera parete, dal cui drappeggio emergono quattro specchi ovali dal bordo
molato, retroilluminati, che paiono essere sospesi nel vuoto. Le rimanenti due pareti sono
interamente ricoperte da lastre, dai giunti invisibili, dello stesso Corian® color tortora
che riveste il bar; sulla loro superficie sono state distribuite un gran numero di formelle
in rilievo (realizzate in Corian® color caffè) raffiguranti animali, personaggi ed elementi
dell’iconografia tradizionale sarda ispirate al lavoro dello scultore, incisore, ceramista,
illustratore e designer isolano Eugenio Tavolara (artwork by Mauro Angius). Ad apparente
cesùra di queste superfici (che, invece, risvoltano verso la sottostante saletta intermedia,
preparando il visitatore alla sorpresa che lo attende pochi gradini più su) è stata usata una
lastra trapezoidale di vetro “a giorno”, che assicura protezione da accidentali cadute verso
il vuoto della scala ed è completata da un corrimano in acciaio inox spazzolato realizzato
su disegno.
Il controsoffitto è costituito da una membrana termotesa microforata con funzione
fonoassorbente. In essa sono integrati tutti gli apparecchi illuminanti incassati, compresi
quelli lineari asimmetrici che bagnano di luce le pareti decorate.
Un pavimento continuo di colore grigio/viola tiene insieme cromaticamente tutti gli elementi
della composizione.