OLIVOCARNE Restaurant

61, Elizabeth Street - London SW1W

2012

L’intenzione progettuale, nell’immaginare il nuovo ristorante del brand londinese OLIVO, era quella di raccontare la Sardegna (terra nativa del suo proprietario) attraverso riferimenti iconografici ai capisaldi della sua economia tradizionale (l’artigianato - la tessitura, nella fattispecie - e la pastorizia) e la citazione dell’opera di un artista isolano contemporaneo, Eugenio Tavolara, che molto ha fatto nell’arco della sua vita per la valorizzazione e la salvaguardia della cultura tradizionale sarda. Lungi dal cadere in trite evocazioni di gusto folcloristico, il racconto è stato condotto sul filo di un linguaggio che strizza l’occhio al design contemporaneo, avvalendosi anche della collaborazione di abili artigiani sardi che hanno plasmato un gigantesco bassorilievo d’ispirazione bucolica ed hanno dato vita ad un popolo di contadini, cavalieri, pastori, cinghiali e cacciatori che animano le pareti del ristorante.
Su un prospetto su strada di tipo tradizionale (imposto dal Westminster Council, ma reso più attuale dall’attribuzione d’un particolare colore violaceo) si apre l’accesso al locale ed alle sue pertinenze. La parete che originariamente separava lo spazio d’entrata dalla sala da pranzo prospiciente la strada è stata abbattuta e sostituita con un divisorio interamente vetrato resistente al fuoco e privo d’intelaiatura, così da dare maggiore apertura e respiro ad ambienti altrimenti visivamente troppo compressi. Dal disimpegno d’ingresso si accede alle scale che conducono al piano superiore (dove si trova un bar distribuito in due salette ed una piccola terrazza per fumatori), mentre entrando nel ristorante ci si trova immediatamente di fronte ad una composizione in rilievo realizzata in terracotta texturizzata, evocante un gregge di pecore (art work: sorelle Cristina e Stefania Arìu) che fa da sfondo ad una teoria di tavoli e sedie in multistrati di rovere curvato, tinto testa di moro, ed a ridosso della quale sta una lunga panca sospesa rivestita con un tessuto tradizionale sardo.
Contrapposta a questa parete si trova, a destra dell’ingresso, la zona reception, attrezzata con un mobile di servizio (realizzato in rovere tinto anch’esso nella medesima tonalità delle sedie) ed il terminale operativo elettronico del manager.
Procedendo verso l’interno si attraversa una saletta intermedia caratterizzata dall’uso di un colore pastello piuttosto sàturo (caratteristico della cultura decorativa della Sardegna meridionale) e da una seduta continua, sospesa e sottoilluminata, rivestita col tipico tessuto che si utilizzava per confezionare le bisacce nel paese di Samughèo, in tempi in cui la provenienza di pastori e cavalieri si arguiva dal tipico disegno tessuto in ciascuno dei loro villaggi. In questa stessa sala cominciano poi a vedersi degli elementi introduttivi a quella superiore, disposta sul retro del locale.
Imboccando una scaletta di sette gradini sottoilluminati realizzati in Pietra Serena, si supera un dislivello di circa 140cm per accedere all’ambiente più ampio del ristorante, una sala di belle proporzioni dove trovano posto molti tavoli ed un’importante zona bar. Quest’ultima consiste essenzialmente in un grande banco che costeggia le scale protendendosi verso la saletta inferiore, interamente rivestito in Corian® color tortora, parzialmente inciso con motivi geometrici ripresi dai tappetti tradizionalmente tessuti nel paese di Mògoro. Alle sue spalle due lunghi pensili scatolari, ugualmente realizzati in Corian®, assicurano la capienza necessaria per bottiglie e bicchieri e sono caratterizzati da pannelli scorrevoli orizzontali e verticali, recanti le stesse profonde incisioni del fronte del bar, che possono assumere diverse configurazioni di layout.
La sala prospiciente - sovrastata da un ampio lucernario di circa 17mq da cui piove abbondante luce naturale, i cui vetri diffusori sono decorati, per sabbiatura, con i già descritti motivi geometrici - è caratterizzata da un tendaggio in lino di colore blue/viola che copre un’intera parete, dal cui drappeggio emergono quattro specchi ovali dal bordo molato, retroilluminati, che paiono essere sospesi nel vuoto. Le rimanenti due pareti sono interamente ricoperte da lastre, dai giunti invisibili, dello stesso Corian® color tortora che riveste il bar; sulla loro superficie sono state distribuite un gran numero di formelle in rilievo (realizzate in Corian® color caffè) raffiguranti animali, personaggi ed elementi dell’iconografia tradizionale sarda ispirate al lavoro dello scultore, incisore, ceramista, illustratore e designer isolano Eugenio Tavolara (artwork by Mauro Angius). Ad apparente cesùra di queste superfici (che, invece, risvoltano verso la sottostante saletta intermedia, preparando il visitatore alla sorpresa che lo attende pochi gradini più su) è stata usata una lastra trapezoidale di vetro “a giorno”, che assicura protezione da accidentali cadute verso il vuoto della scala ed è completata da un corrimano in acciaio inox spazzolato realizzato su disegno.
Il controsoffitto è costituito da una membrana termotesa microforata con funzione fonoassorbente. In essa sono integrati tutti gli apparecchi illuminanti incassati, compresi quelli lineari asimmetrici che bagnano di luce le pareti decorate. Un pavimento continuo di colore grigio/viola tiene insieme cromaticamente tutti gli elementi della composizione.


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