Ho sempre trovato frustrante dover rinunciare al piacere del tatto, in un momento di appagamento e gratificazione quale è quello in cui si consuma un pasto: proprio quando, cioè, la maggior parte dei nostri sensi è stimolata simultaneamente, il tatto è invece mortificato dall’interposizione delle posate – che igiene e buone maniere, peraltro, esigono – fra il cibo e le nostre mani. Credo però che gli stessi coltelli, forchette e cucchiai, se dotati d’una impugnatura che risulti gradevole al tatto, possano riammettere questo trascurato senso alla partecipazione dei multiformi piaceri della tavola. Trascurandone intenzionalmente la terminazione funzionale - già ampiamente indagata e brillantemente risolta da schiere di progettisti prima di me - ho dunque focalizzato la mia attenzione sulle valenze sensoriali delle posate, ed ho concepito un’impugnatura rigorosamente cilindrica in cui ho incastonato delle sfere d’acciaio che, con le loro lisce protuberanze, offrono alla mano una piacevole stimolazione tattile. Questi oggetti vogliono dunque essere percepiti non solamente e semplicemente come un capriccio formale ma anche, e soprattutto, come un sottile invito ad un contatto epidermico diretto….un modo come un altro per creare un’atmosfera a tavola.